Siti istituzionali. Quando, finalmente, saranno tutti davvero accessibili?

web accessibile (logo screen reader, logo carrozzina con computer)Dalla legge Stanca promulgata nel 2004 fino ad arrivare alle linee guida del 2011, cosa è stato fatto?
Nel 2006, in alcune interviste ad alcuni dei maggiori esponenti italiani sul tema accessibilità, si leggeva: “Il 2006 dovrà essere l’anno dell’accessibilità, in quanto entro il mese di agosto dovranno essere adeguati i contratti in essere ed entro la fine dell’anno le P.A. centrali dovranno sviluppare siti accessibili secondo i requisiti. Vi è stato un rallentamento nell’applicazione dovuto anche alla mancanza di conoscenza della norma da parte dei funzionari delle P.A., che ancora oggi in gran parte ne ignorano l’esistenza” (Roberto Scano: porte aperte sul web).
“Entro l’8 agosto 2006 tutti i contratti in essere l’8 agosto 2005, in caso di rinnovo, modifica o novazione, devono essere già adeguati, a pena di nullità, alle disposizioni della legge circa il rispetto dei requisiti di accessibilità. Dall’8 agosto 2005 i contratti per la realizzazione e la modifica di siti INTERNET possono essere dichiarati nulli quando non è previsto che essi rispettino i requisiti di accessibilità stabiliti dal DM 8 luglio 2005” (Antonio De Vanna: porte aperte sul web).
Oggi parliamo di Agenda Digitale Italiana (www.agenda-digitale.it) e di quanto l’accessibilità sia presente nell’Ideario (http://adi.ideascale.com/), la consultazione pubblica avviata in questi giorni.
Chiediamo a Livio Mondini (Ufficio Accessibilità del CNIPA, Osservatorio per l’accessibilità dei servizi della PA, Formez), cosa ne pensa del lavoro fatto finora e cosa, secondo lui, ci sarebbe ancora da fare:
“Ho seguito il difficile cammino dell’accessibilità in questi cinque anni, a contatto diretto con le amministrazioni e fornendo dove necessario consigli e strumenti per la risoluzione delle tematiche da affrontare. Contrariamente a quello che comunemente si pensa, ho sempre incontrato sviluppatori e persone attente a questo problema, sia a parole sia nei fatti. Si è trattato (e si tratta) di un cammino lento, fatto di piccoli cambiamenti, di crescite quotidiane e forse per questo è facile perdere la vista d’insieme, non si ricorda com’era fino al mese precedente e si dice “ah ma non è successo nulla, è tutto come prima”. Invece, per quella che è la mia personale esperienza, non è così: certamente il Web della Pubblica Amministrazione è cambiato, molti passi sono stati fatti, anche se siamo lontani dal poter dire problema risolto.
La situazione può essere giudicata soddisfacente? No, c’è ancora molto da fare e non so come e se questa esperienza proseguirà, poiché l’attività di Accessibile.gov è sospesa fin da gennaio e praticamente era l’unica attività governativa da me conosciuta attiva sul fronte accessibilità della Pubblica Amministrazione.
Perché questo accade? Francamente non lo so, è incomprensibile.
In linea generale, penso che l’accessibilità del Web in questi anni sia stata presentata malamente. Al primo posto fra le cose da fare, senza dubbio metterei un’attività di divulgazione che non sia un continuo strepito sulla validità del codice (è curioso vedere come tutti siano attenti alla validazione del codice, gridando allo scandalo se il responso del validatore non è perfetto, mentre quasi nessuno verifica il rispetto della semantica di tag e attributi, vero responsabile dell’accessibilità o meno della pagina), bensì una spiegazione chiara e concreta del perché l’accessibilità funziona e come. Ho pubblicato nella sezione Esempi e Guide di Accessibile.gov dei tutorial a questo proposito, ma certo bisognerebbe fare di più.
Al secondo posto fra le cose da fare, metterei un’opera di contatto e condivisione dei principi e dei metodi con le associazioni di disabili sul territorio. Moltissimi non conoscono nemmeno l’esistenza di questa attività, e certo questo non aiuta. Così come non aiuta il fatto che in questi anni nessuna associazione o cittadino abbia intrapreso una dico una azione legale contro un qualsiasi sito inaccessibile della PA. Mi son sentito dire “Se non interessa a loro, perché dovrebbe interessare a me”.
Al terzo posto dovrebbe collocarsi un’estensione dell’attività di Accessibile.gov nel dominio dei libri didattici elettronici, poiché il relativo decreto attuativo è attivo fin dal 2009: i libri didattici distribuiti in forma elettronica devono essere realizzati secondo determinati criteri tecnici, ma anche in questo caso nessuno sembra saperne molto (e quelli che sanno fanno finta di non saperlo), e comunque non esiste un organo di controllo.
Quarto ed ultimo punto, sarebbe bello se si riuscisse a formare un coordinamento delle associazioni, onlus ed entità di ogni tipo attive e coinvolte sull’argomento accessibilità in modo che le voci siano concordi ed informate.
Credo che questi quattro punti potrebbero cambiare decisamente il futuro dell’accessibilità, che oggi appare del tutto immobile.”

In una delle proposte recentemente pubblicate sulla consultazione ADI, Piena accessibilità per i disabili agli atti dei pubblici enti, è stato chiesto di:
a) inserire le disposizioni dettate dagli artt. 25, 26 e 27 del DDL Camera 5093, o altre di similare oggetto e tenore, nel Decreto Legge annunziato per giugno che dovrà tradurre in provvedimento i risultati dell’iniziativa dell’Agenda Digitale Italiana;
b) dare definitivo compimento alla revisione dell’allegato A del D.M. 8/7/2005 già predisposta dal 2010 novellando, con il provvedimento di cui al punto a) qui sopra o con altro idoneo provvedimento, il testo ad oggi vigente di detto allegato che è ancora nella formulazione originaria del 2005 e che soffre, oramai, di obsolescenza.
Nei citati articoli del DDL 5093 (Capo V – INTERVENTI IN FAVORE DELL’INCLUSIONE DIGITALE DELLE PERSONE DISABILI E DELLE CATEGORIE DEBOLI E SVANTAGGIATE) si parla di “obblighi e responsabilità”, di “accessibilità dei sistemi informatici”, di “inclusione digitale”, di “monitoraggio dell’accessibilità informatica”, e di “responsabilità dirigenziale e disciplinare”, stabilendo precisi termini di tempo entro cui le amministrazioni dovrebbero applicare la normativa.
Le norme sono ben fatte, frutto di tanto lavoro che forse non appare dall’esterno, ma… ma se dal 2004 esiste una legge che viene da molti disattesa, se dal 2006, definito “anno dell’accessibilità”, non si è ancora arrivati ad applicare quelle norme già definite, quali potranno essere ora i tempi di applicazione effettivi? Quali le soluzioni?
Non starebbe a noi proporle, ma nella consultazione dell’Agenda Digitale qualcosa è venuto fuori. Proposte e proteste, direi, perchè il sito utilizzato per la consultazione non è risultato pienamente accessibile, soprattutto a chi naviga con screen reader, e il sistema di votazione non è dei più semplici.
Non ci resta che sperare che le istanze vengano accolte, i consigli degli esperti presi in considerazione e che presto potremo navigare, finalmente, su siti istituzionali davvero accessibili a tutti.

Questo articolo ha un commento

  1. Laura Raffaeli

    Mondini, che ringrazio per la testimonianza, scrive: “Così come non aiuta il fatto che in questi anni nessuna associazione o cittadino abbia intrapreso una dico una azione legale contro un qualsiasi sito inaccessibile della PA. Mi son sentito dire “Se non interessa a loro, perché dovrebbe interessare a me”.”
    Hai ragione, più che ragione!! A me interessa, e come! Ma questa onlus esiste solo dal 2006, non ha mai ricevuto un sostegno, non posso quindi permettermi azioni legali solo per motivi economici. Però c’è chi di soldi ne ha molti di più di Blindsight Project, eppure…
    A me è stato risposto addirittura che ero io incapace di navigare, che sono io che trovo problemi che altri ciechi non hanno: il giorno che avremo possibilità economiche in questa piccola onlus autofinanziata, la cui forza è il solo volontariato, sarà diverso: non faremo cene al buio e feste per il braille, ma denunceremo questo, e non solo.

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