La seconda parte dell’articolo di Laura Raffaeli, presidente di Blindsight Project, sul cinema e Tv accessibili, uscito il 6 novembre sul numero 99, a pag. 9, di Diari di Cineclub: in questa nuova parte dell’articolo si affronta lo speakeraggio delle audiodescrizioni. Come dovrebbe essere speakerata un’audiodescrizione? Qual’è la voce giusta? Come lavora il bravo speaker di audiodescrizioni?
Nel secondo podcast, letto dalla bravissima Raffaella Castelli per Blindsight Project, capiamo come e perché le audiodescrizioni dovrebbero essere speakerate seguendo alcune regole:
ASCOLTA IL PODCAST DELLA SECONDA PUNTATA .
VERSIONE TESTO ACCESSIBILE:
CINEMA E TV ACCESSIBILI: PARLANO I FRUITORI
SPEAKERAGGIO DELL’AUDIODESCRIZIONE (seconda parte)
Nella prima parte di questo articolo, diviso in 4 argomenti riguardanti l’abbattimento di barriere sensoriali nell’audiovisivo, abbiamo parlato, anche se davvero sommariamente, di audiodescrizioni. Dico sommariamente perché di certo non bastano poche righe per far comprendere a tutti cosa sono, come dovrebbero essere realizzate, e perché in Italia sono, nostro malgrado, ancora un argomento di nicchia.
In questa seconda parte parlerò di speakeraggio: lo speaker è la figura professionale che legge a voce il testo scritto dall’audiodescrittore, e senza il quale un’audiodescrizione solo scritta non avrebbe alcun senso. Vediamo perciò insieme come dev’essere speakerata un’audiodescrizione. Ricordo che in questo caso non parlano le società, le aziende o i professionisti del settore, ma è la voce di chi fruisce di quel poco che viene reso accessibile rispetto a tutta l’offerta (sempre pagata con abbonamento o noleggio). Questa è ovviamente la prima discrepanza, se così vogliamo definirla facendo i buoni. Attenzione: nessuno vuole le cose gratis perché disabile, semplicemente ci si stanca un po’ quando ci si accorge di essere presi in giro, se non usati ripetutamente per meri scopi di lucro. Perché noi disabili sensoriali paghiamo gli stessi importi di ogni altro italiano per tutte le reti televisive: nessuno sconto né sui canoni (inclusi quelli obbligatori) né sui noleggi, per avere un atomo dell’offerta generale che tutti gli altri invece ricevono, e questo quando esiste un film accessibile su 10.000 che non lo sono, perché c’è anche chi non considera affatto l’accessibilità (e non sono poche le piattaforme che ancora non si adeguano). Viene da chiedersi: è meglio chi non considera affatto le persone disabili sensoriali, o chi invece le considera solo per un prodotto accessibile su 1000, offerti allo stesso prezzo per tutti indistintamente? Punti di vista: a me ad esempio disturba più chi fa finta di rendersi inclusivo, soprattutto disturba a tutti pagare qualcosa che non c’è.
Dopo questa lunga introduzione, doverosa per chi legge e vuole conoscere anche l’altra parte della medaglia ed avere un quadro completo sull’audiodescrizione, parliamo di speaker e speakeraggio, cioè dei professionisti della voce che ascoltiamo tutti, ad esempio in un documentario, soprattutto noi disabili visivi perché è anche la voce che legge i testi scritti dall’audiodescrittore.
A volte anche una buona audiodescrizione può essere rovinata se lo speaker non è all’altezza di speakerarla come si deve. Come dovrebbe essere quindi speakerata un’audiodescrizione e quali sono gli errori da non fare?
Per prima cosa va detto che noi disabili visivi (ciechi o ipovedenti) siamo abituati alle sintesi vocali, potendo leggere e scrivere solo grazie agli screen reader (programmi che tramite una sintesi vocale leggono tutto il testo che non possiamo vedere ad esempio su un monitor o su un display). Questo ci facilita la comprensione della voce che legge le audiodescrizioni, l’importante è che la voce dello speaker sia idonea. Ma qual è la voce giusta? Va distinta la figura dello speaker da quella del doppiatore: sono due mondi totalmente diversi: il primo deve leggere un testo scritto in modo più neutrale e impersonale possibile, pertanto più simile ad una sintesi vocale che legge un testo descrittivo, il secondo deve doppiare chi recita e interpreta scene di un film o serie tv. La neutralità della voce dello speaker è fondamentale, perché noi disabili visivi memorizziamo quella voce come audiodescrizione, quindi ben distinta dal sonoro e dal parlato del film o del programma: è più facile per noi entrare nel film avendo le due cose ben distinte. A volte invece alcuni speaker, senza dubbio bravissimi doppiatori, interpretano o addirittura recitano, confondendoci non poco nella fruizione del film o del programma: in sostanza non distinguiamo più l’audiodescrizione dagli attori. Gli speaker bravi invece non recitano, non interpretano e mantengono sempre lo stesso tono e timbro, forse all’apparenza monotono per chi vede, ma necessario a noi che non vediamo.
Per speakerare un’audiodescrizione bisogna perciò dimenticare il doppiaggio, la recitazione e l’interpretazione. Sarebbe un grave errore non farlo. Lo è altrettanto anche usare voci invasive: va scelta la voce giusta in base al film o al programma, ogni volta. Può essere una voce maschile o una femminile, non importa, l’importante è non recitare o interpretare il testo, quindi mantenere un tono soft e possibilmente sempre uguale dall’inizio alla fine, solo così noi potremo ascoltare senza confusione o altri problemi l’audiodescrizione, sentirci inclusi ed essere davvero autonomi.
É fondamentale lasciare libera interpretazione alla persona disabile visiva, già abituata di suo a sintesi vocali e solo a testi in audio, quindi né l’audiodescrizione né la voce dello speaker possono interpretare per altri: devono solo descrivere ciò che loro vedono, senza intasare il parlato con voci che recitano testi che, a loro volta, descrivono cose non visibili ma solo interpretate da chi audiodescrive o speakera. Noi disabili visivi abbiamo la capacità di apprendere la realtà anche da una sola parola, se questa però è quella giusta e non copre il sonoro che ci circonda. Allo stesso modo riusciamo a scindere l’audio dell’audiodescrizione dal sonoro e dal parlato di un film, sempre se la voce che speakera è completamente diversa e neutrale rispetto a questi. L’errore più frequente è quello di descrivere anche ciò che non si vede ma si intuisce e, nel caso dello speakeraggio, di raccontare il testo dell’audiodescrizione: il risultato è che così si ottiene un’audionarrazione, cosa ben diversa dall’audiodescrizione. Non bisogna quindi impaurirsi di fronte alla cecità ma considerare che chi è cieco non è anche disabile cognitivo: abbiamo capacità a volte superiori in questo, perciò la qualità e la professionalità sono fondamentali, perché la parola e la voce giuste (cioè l’audiodescrizione e lo speakeraggio), diventano i nostri occhi. Grazie quindi da ora a chi capirà che abbattere una barriera visiva non consente errori o bassa qualità, a chi considererà fondamentale interagire e collaborare con la persona disabile visiva, e grazie a tutti i professionisti che lavorano nel campo dell’audiodescrizione e dello speakeraggio di quest’ultima, perché anche se c’è chi fa errori, ricordo che purtroppo parliamo ancora di una professione di nicchia, anziché della normalità come invece dovrebbe essere. Certo oggi non parliamo più di pionieri ma spesso di professionisti con vasta esperienza e pratica, oltre agli improvvisati citati nella prima parte di questo articolo dedicata all’audiodescrizione, ma questi non mancano purtroppo anche nello speakeraggio. A tutti gli audiodescrittori e agli speaker, auspicando ovviamente che i suggerimenti scritti qui siano seguiti, auguro di poter lavorare tantissimo, ma questo dipende solo dalle TV e dal Cinema che devono rendersi accessibili e smetterla di offrire audiodescrizioni col contagocce.
(Laura Raffaeli – presidente Blindsight Project ODV per disabilità sensoriali)