Cani che aiutano persone con disabilità

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Il Gazzettino del 10-04-2012
Cani che guidano persone non vedenti ma anche cani che raccolgono e consegnano oggetti a persone con limitata mobilità, cani che segnalano la provenienza dei rumori alle persone non udenti e persino quattrozampe in grado di individuare cellule tumorali. Conosciamo anche i cani che collaborano con la Polizia e la Protezione civile aiutando a cercare i corpi dei dispersi, ma in Italia non sono in molti a sapere che i quattrozampe possono aiutare l’uomo in molti modi: le loro sviluppate capacità sensoriali, olfattive e uditive e la loro spiccata inclinazione all’obbedienza li rendono particolarmente adatti ad apprendere comportamenti specifici che possono essere uti li alle persone con disabilità. I cani per persone non udenti, ad esempio, sono in grado di segnalare i rumori e la loro provenienza, vengono addestrati a riconoscere alcuni suoni specifici, come un bimbo che piange o il suono di un campanello, ad avvicinarsi alla persona non udente toccandola e, a un suo segnale, ad accompagnarla di fronte alla fonte del suono. I cani per non vedenti devono essere di grossa taglia perché la persona che viene trainata deve arrivare al maniglione che è legato alla sua pancia ad una specifica imbragatura. Invece, nel caso di cani che aiutano persone con disabilità motoria o uditiva, si dovrebbero preferire taglia più piccole, in modo che sia più semplice tenere il cane in auto o in appartamento; inoltre, la persona diversamente abile può tenere un cane di taglia medio-piccola anche sulle gambe. Una capacità, infine, che secondo i volontari dell’Enpa non viene generalmente presa molto sul serio nel nostro Paese è una realtà scoperta 2 0-25 anni fa in Inghilterra e negli Usa, quando alcuni cani furono “assunti” come collaboratori in un reparto di oncologia in un ospedale di pet therapy dove ci si accorse che i quattrozampe riuscivano a individuare e segnalare la presenza di particelle tumorali nei malati. In Inghilterra e negli Stati Uniti questa loro capacità viene presa molto seriamente «mentre da noi – sottolineano i volontari – ancora no».

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