Modello RomaFictionFest: accessibile, partecipato, trasparente

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16/07/2010
Un’altra tappa è stata portata a termine sulla strada dell’accessibilità e dell’inclusione sociale. Lo scoglio più duro da superare è quello dell’approccio alla disabilità. È triste doverlo denunciare, ma c’è ancora molta strada da fare per armonizzare gli strumenti di civiltà che consentano alla popolazione di convivere con un disabile.
Blindsight Project e Consequenze, grazie alle due edizioni del RomaFictionFest con programmazione accessibile, hanno realizzato un modello di integrazione totalmente innovativo in Italia. Se fino all’anno scorso gli spazi di inserimento in una manifestazione si erano limitati alla singola proiezione o all’evento separato e “dedicato” ai disabili, con il FictionFest 2009 è stata realizzata per la prima volta una normale programmazione con servizi di accessibilità per l’intera durata della rassegna. Un’esperienza ripetuta con ancora più successo nell’edizione di quest’anno, in cui il numero di spettatori è sensibilmente cresciuto, al pari dell’attenzione di tanti spettatori intervenuti al Multisala Adriano che hanno seguito con favore questa iniziativa. Un appuntamento di così grande portata mediatica, in cui il glamour gioca il ruolo principale, si è arricchito di un’offerta di alto valore sociale al punto di diventare un’avanguardia nella crescita civile. Potrebbe essere definito un passaggio epocale, perché è stato modificato radicalmente l’approccio al problema ed è stata affermata una nuova filosofia di presenza e di partecipazione.
Ancora oggi imperversa il seguente schema: i disabili si fanno accompagnare in un punto prestabilito della città, arriva il pulmino e li porta al cinema, al museo o al teatro in cui è stata approntata la proposta ad essi dedicata. Aldilà del valore che può comunque avere un momento di questo genere, è evidente che il confine con una forma di discriminazione ancora più feroce è molto sottile e rischia di essere oltrepassato. Queste imprese, spesso inutili e discriminanti, costano alla collettività cifre esorbitanti, in un Paese malato di corruzione e devoto al malaffare. Quanto può diventare dannoso un circuito alimentato da regole prive di progetto e senza garanzie?. Se riflettiamo è uno schema consueto ripetuto anche in altri settori della nostra società, una distorsione che ha creato tanta disuguaglianza e ha prodotto infinite condizioni di disagio, tutte a svantaggio delle categorie non privilegiate.
Nel caso della disabilità le dimensioni di questo problema si sviluppano nell’oscurità di un universo che viene mantenuto ai margini, ma risaltano in modo lampante quando il diritto di cittadinanza viene riconosciuto alle donne e agli uomini che solitamente possono contare sui soli spazi a loro dedicati e nei momenti decisi da altri. Le differenze si manifestano nel momento della condivisione.
L’opposto e la soluzione alla disabilità sono rappresentati dall’integrazione e dall’autosufficienza. Valutando il sistema di falsa integrazione che viene spesso adottato nei confronti del cieco o del paraplegico, solo per citare due esempi, ci accorgeremo che è molto simile alle tante forme di esclusione che ogni cittadino subisce ogni giorno.
Ecco perché diventa importante mettere in atto nuovi modelli partecipativi. Ecco perché il RomaFictionFest ha costituito uno spartiacque tra un vecchio metodo e un nuovo modello, efficace e concreto.
Ecco perché tante persone si sono fermate alla Sala 10 e con gioia hanno scoperto che il Festival era davvero per tutti. È il segno del diffuso desiderio di sentirsi in un paese nuovo, in cui succedono cose nuove.
Del gravissimo silenzio della stampa abbiamo già parlato. Va detto che il mondo dell’informazione sta vivendo una crisi sempre più profonda e per verificarlo basta guardare il TG1 o leggere le pagine di certi quotidiani. Per riuscire a raccontare un avvenimento di spessore c’è bisogno di recuperare un profilo professionale più adeguato e soprattutto occorre essere liberi. Attendiamo con fiducia l’avvento delle nuove leve e nel frattempo utilizziamo la Rete, che anche in questa occasione ha dato maggiori garanzie e ha generato un’onda niente male.
C’è un ultimo aspetto che siamo fieri di rivendicare. Quello della trasparenza e del sano rapporto con chi ci ha messo a disposizione la possibilità di realizzare questo servizio insieme alla Sub-ti che ha curato tutti gli aspetti tecnici.
L’accessibilità al RomaFictionFest è costata meno dello 0,3% del budget della manifestazione. Un impegno perciò basato sulle forze per fare quello che nessuno ha mai fatto, e non c’è stato il minimo inconveniente durante tutta la settimana di programmazione. Nell’epoca delle cricche, in cui un intero paese rischia di sprofondare nell’illegalità, il modello messo in opera in questa occasione ha dimostrato che ricominciando a puntare sul lavoro vero, sul merito e sull’onestà, si possono creare nuove e solide opportunità di crescita non solo sociale ma anche economica.
Uno dei valori che ha ispirato fin dall’inizio l’attività di Consequenze era riassunto nella frase che spesso risuonava nei nostri incontri pubblici: “Non vogliamo denaro pubblico, vogliamo lavorare e far nascere nuove opportunità per ricominciare a crescere”.
La strada è stata tracciata, ci auguriamo che coloro che ancora preferiscono la regola medievale, aristocratica, mafiosa che favorisce e protegge solo i vassalli e i picciotti, facciano il passo indietro che milioni di Italiani stanno chiedendo.
Non si può solo pensare al futuro dei figli di papà. Dei loro figli.
Bisogna costruire il futuro di tutti o non ci sarà futuro per nessuno.
Valorizzando questi spazi e supportando queste energie, che in Italia sono tantissime e stanno aumentando, si rimetterà in moto un universo di straordinario vigore, che ora è in parte ancora ai margini, ma che appena avrà riconquistato le sue potenzialità tornerà a crescere e a creare benessere. È molto più facile di quanto sembra.

16/07/2010 Stefano Pierpaoli
www.consequenze.org

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